San Nicola per Bari non è solo un Santo patrono ma una devozione profonda che prescinde tutto, senza distinzione di livello sociale e indipendetemente dall’essere credenti o meno.
Il rapporto speciale tra Bari e San Nicola dura dal 1087 quando in sessantadue tra marinai, commercianti e semplici fedeli fecero ritorno in città con le preziose reliquie del santo, dopo averle trafugate da Myra, in Turchia.
Proprio in questi giorni di maggio, Bari è in pieno fermento per celebrare l’arrivo di San Nicola in città con la rievocazione del Corteo storico (7 maggio), dell’attracco al porto dal mare (8 maggio) e il prelievo della Santa Manna (9 maggio).
Ma perché San Nicola?
Esistono diverse teorie e racconti sul motivo per cui gli esponenti maggiori della città di Bari decisero di avviare la spedizione per la traslazione. Storie di origine commerciale e anche un po’ onirica…
Questo evento si incastra in un contesto storico particolare per la città di Bari.
Dopo un periodo di grande ricchezza essendo considerata la capitale dell’Italia meridionale, Bari fu conquistata dai Normanni le cui politiche portarono ad un calo delle attività commerciali.
A quell’epoca, San Nicola era molto venerato anche a Bari e la città di Myra si trovava su una rotta frequentemente seguita dalle navi baresi, e pertanto non era necessario organizzare un’apposita spedizione, ma poteva essere inserita in un’operazione commerciale.
Così, una sorta di comitato composto da commercianti, clero, borghesia e fedeli decise di organizzare la traslazione del santo di Myra.
Operazioni di questo tipo erano frequenti nel Medioevo – basti pensare a S. Marco da parte dei Veneziani – e solitamente ottenevano l’effetto sperato, non soltanto cioè di dare compattezza alla cittadinanza stessa attorno ad un simbolo sacro, ma anche di attirare i forestieri ed incentivare il commercio.
Un’altra fonte attorno alla traslazione si rifà alle memorie di un sacerdote barese a cui in sogno sarebbe apparso San Nicola che avrebbe espresso il desiderio e la volontà di venire a dimorare nella città di Bari.
La storia della traslazione
Agli inizi del 1087, 62 marinai partirono per Antiochia su tre navi cariche di grano e di cereali…
L’operazione era stata già tentata dai genovesi e dai veneziani, ma erano stati cacciati dai guardiani del sepolcro.
I Baresi, invece, giunti ad Antiochia, fanno salire a bordo due pellegrini di Gerusalemme, che conoscono bene Myra; una volta arrivati, li mandano in avanscoperta per scoprire il luogo dove riposa S. Nicola. La basilica, dove si trovano le ossa del santo è, però, sorvegliata da quattro custodi.
I marinai, fingendosi pellegrini, si recano alla chiesa implorando i guardiani di indicare loro la tomba per rivolgere una preghiera al santo, ma quelli, memori dell’episodio dei genovesi e dei veneziani, si rifiutano nonostante Matteo, brandita la spada, minacci di morte uno dei sorveglianti.
Tuttavia il segreto viene immediatamente svelato; infatti da una colonna cade un’ampolla di vetro, piena d’acqua, che non si infrange. I baresi intuiscono che si tratta di un segnale del santo che ha voluto indicare dove si trova la tomba. Rompono immediatamente una lastra marmorea che ricopre una vasca piena di liquido profumato (la Santa Manna), nella quale Matteo si tuffa per recuperare tutte le ossa.
Riusciti nell’impresa le trasportano, seppur con molte difficoltà, a Bari.
(fonte barilive)
Arrivarono nel porto di San Giorgio il 7 maggio 1087, il giorno dopo in città e il 9 maggio le reliquie furono definitivamente consegnate all’Abate Elia, vescovo di Bari. Dopo soli due anni da questa impresa, nell’1089, fu inaugurata la Basilica di San Nicola che ancora oggi custodisce le reliquie del santo ed è uno dei monumenti più visitati in città e nel mondo.