Oggi, 8 marzo, si festeggia la Giornata Internazionale dedicata alle Donne e vogliamo ricordare Isabella d’Aragona e sua figlia Bona Sforza, due donne importanti per Bari e per la Puglia, che hanno saputo imporsi in un mondo di soli uomini e davvero hanno rivoluzionato la città con le loro decisioni e imponenti opere.
Un po’ di storia
La duchessa Isabella d’Aragona con la figlia Bona Sforza arrivò a Bari nel 1501 e subito iniziò a realizzare grandi cambiamenti in città a partire proprio dal Castello Svevo. Da austero e militare fu trasformato in una elegante dimora signorile rinascimentale, abbellita e adornata come le migliori corti dell’epoca. Non solo, ordinò la ristrutturazione dell’allora Palazzo della Dogana, in piazza Mercantile, che ancora oggi esibisce lo stemma con le armi di Sforza, Visconti e Aragona sul portale di ingresso.
Cercò di incrementare il commercio allargando i privilegi concessi ai milanesi anche ai commercianti provenienti da altre città. Attuò diverse iniziative a favore del popolo: sorvegliò i pubblici ufficiali in modo che non commettessero soprusi sulla popolazione; si adoperò perché i baresi ottenessero gratuitamente il sale dalle saline regie ed esentò i contadini dal pagamento dei dazi sulla macinazione delle olive.
Favorì la pubblica istruzione ottenendo che ogni convento affidasse a due frati il compito di insegnare alla popolazione; emanò un decreto per aumentare gli stipendi agli insegnanti esentandoli dal pagamento del dazio e concedendo loro alloggio gratuito e servitù.
Amava circondarsi di artisti e letterati e proprio a questo periodo risale il primo libro stampato a Bari (opera di Nicola Antonio Carmignano del 1535, ora conservata al Museo Civico di Bari).
Isabella d’Aragona è stata una donna coraggiosa, tanto da fronteggiare lo zio Ludovico il Moro. Intraprese con successo l’opera di rilancio dell’immagine di Bari e del Ducato organizzando nel castello un cenacolo culturale con letterati, poeti, musicisti, artisti dell’epoca che gravitavano tra Napoli e Bari.
Da Isabella d’Aragona a Bona Sforza
Bona Sforza fu educata dalla madre Isabella secondo i canoni dell’epoca assicurandole precettori di grande rilievo e quindi ponendo le premesse per un matrimonio degno del rango. Durante il suo regno, sia Bari che la Polonia vivono un periodo di massimo splendore.
Come nel regno di sua madre, si circondò di diversi letterati e uomini di cultura che fece suoi ministri.
Realizzò un modo di governare innovativo riorganizzando il funzionamento delle cariche pubbliche, l’amministrazione della giustizia ed il sistema fiscale basato sui proventi delle cause civili, penali e commerciali. Tutto ciò allo scopo di incrementare il benessere economico delle città e realizzare opere pubbliche senza mai trascurare le necessità dei poveri e dei bisognosi.
Infatti, è stato rivoluzionario il suo intervento per alleviare le sofferenze della popolazione che spesso soffriva di siccità facendo costruire diversi pozzi. A Modugno, fece costruire lungo la via che conduceva a Carbonara un pozzo profondo 60 metri che rimase visibile fino al 1960. In aggiunta alle due cisterne già esistenti in città, ne fece costruire una presso la chiesa di San Domenico e un’altra, ancora oggi visibile, alle spalle della Cattedrale. Il pozzo, attivo fino alla metà del XX secolo, reca un’epigrafe in latino che recita: “Venite o poveri, con letizia e bevete senza spese l’acqua che vi fornì Bona regina di Polonia”.
Le spoglie di Bona Sforza (1494-1557) sono conservate in un mausoleo appositamente costruito nell’altare della Basilica di San Nicola, su commissione della figlia Anna che volle onorare la madre con sculture e affreschi realizzati dai migliori artisti napoletani dell’epoca.