L’attività del Sedile come sede comunale, cessò nei primi anni dell’800, quando il Municipio si trasferì nell’attuale Strada Palazzo di città, che congiunge Piazza Mercantile con la Corte del Catapano e la chiesa di San Nicola.
Fu proprio nei primi anni dell’ottocento che prese il via l’attività artistica del Sedile come teatro pubblico barese.
La ricostruzione delle vicissitudini storiche del Teatro, in quegli anni, si intrecciano con alcune vicende relative alla costruzione, da parte del Comune di Bari, di un nuovo teatro, che doveva sorgere all’interno del nuovo Borgo fuori la Porta di Bari.
Tuttavia, in quegli anni, il nuovo Teatro, che doveva essere finanziato con i ricavati della vendita del Sedile, dell’Arsenale e di alcune botteghe comunali, non fu mai realizzato, per il divieto del Ministero degli interni. Di conseguenza, nei primi anni del 1800, il Sedile continuò a svolgere regolarmente le sue funzioni di teatro comunale e di sala da ballo.
Risale ad una ricostruzione del 1818, la descrizione del Teatro del Sedile da parte di un viaggiatore che definiva la città di Bari «…. priva di teatro a meno che non si possa chiamare tale un miserabile fondaco che ha tutta l’apparenza esterna di un carcere».
Secondo la descrizione, esso era un «locale coverto a volta a forma di vela bastarda di palmi 50 di larghezza per palmi 54 di lunghezza e di altezza dal pavimento fin sotto la cima della lamia palmi 45, formata da quattro arconi gotici dal pavimento con quattro centine angolari guardate da quattro cordoni di mezzo vivo che terminano sotto la sommità della lamia con una apertura di palmi 6 per 8 nel muro di settentrione sporgente in mezzo alla scala del pubblico orologio» e «tre porte di legno della facciata principale che si guarda la piazza protette da cancelli di ferro».
Era, inoltre, dotato di «un’antiporta di tavolo di abete, un piccolo vestibolo, piano di platea di tavole, piano per le feste di tavole di ponte, 192 sedie (in platea, n.d.r .), sedile per l’orchestra, lumi, praticabili sopra il palcoscenico, tre teloni e un sipario, venti quinte e un cielo di tela»
Il Comune di Bari vendette il Sedile solo tra il 1820 e il 1822, con l’obiettivo di costruire il nuovo teatro utilizzando il ricavato della vendita. Il prezzo stimato per la vendita si aggirava intorno ai 3645 ducati. La vendita si concluse nel 1823, con l’acquisto del Sedile da parte dei fratelli Saverio e Domenico Fiore.
Tuttavia, l’intento del Comune di avviare i lavori di costruzione del nuovo teatro in tempi brevi non si concretizzò e il Collegio Decurionale deliberò di riprendere in fitto, provvisoriamente, il teatro del Sedile da parte dei Fratelli Fiore, con l’obiettivo di utilizzarlo nuovamente come sala teatrale.
Nel 1826, dopo un importante operazione di restauro, il Sedile, tornato agli antichi lustri, proseguì la sua attività teatrale e di sala da ballo.
A partire da tale data, infatti, si svolsero nel salone del palazzo, importanti serate danzanti, tra cui quella in onore dell’onomastico del Re nel 1831. In quell’anno si resero necessari ulteriori lavori di restauro, che riguardarono il tavolato del palcoscenico, il pavimento in legno della platea e la galleria.
Il Comune aveva l’intenzione di proseguire le trattative per la costruzione del nuovo teatro, ma, tra il 1831 e il 1833, si rese conto che i problemi riguardanti la scelta dell’ubicazione dello stesso e il reperimento dei fondi richiedevano tempi lunghi. Così si pensò di trasformare il Sedile in struttura definitiva teatrale pubblica, ampliandola.
Il 14 luglio 1835 fu la data che segnò tuttavia la chiusura del teatro. Infatti, durante una rappresentazione teatrale, si verificò un crollo parziale del soffitto, con conseguente evacuazione del teatro. Alcuni architetti ritennero che i danni subiti dall’edificio fossero irreversibili. Il 2 agosto 1835 il locale fu, quindi, restituito ai fratelli Fiore.
Successivamente, il palazzo fu oggetto di importanti opere di restauro e consolidamento, tanto che nel 1840 l’originario grande ambiente fu spazialmente diviso in due piani con volte a copertura di due ampi magazzini e si realizzarono ulteriori quattro locali al piano superiore, nella situazione che ancora oggi permane.
L’opera di restauro si completò nel 1852.